Di nuovo, anche quest’anno, Giovanni Battista ci viene incontro in questo Tempo di Grazia in cui ci è donata la capacità di accogliere il Signore Gesù. Parla a noi per scuoterci dal sonno che a volte ci opprime, per farci uscire dalla superficialità che ci attanaglia. Chiede di preparare la “via del Signore” non in maniera generica ma visibilmente, con il nostro darci da fare. Per concretizzare questa esortazione ci ricordiamo delle parole del Vescovo Paolo che, nella sua Lettera dell’Avvento, invita ad essere ARTIGIANI DI DIALOGO E DI FRATELLANZA
Ecco le sue parole: ARTIGIANI DI DIALOGO “Cercare di capirsi con chi la pensa diversamente consente di superare le divergenze e di attivare percorsi comuni. Viviamo in una società che spesso esaspera i contrasti mediante la violenza verbale dei social media; anche nelle piccole comunità familiari, paesane, condominiali, parrocchiali, aziendali... fatichiamo a trovare punti di contatto e obiettivi comuni. Siamo abituati a considerare ciò che ci divide più importante delle molte cose che ci uniscono, a partire dal fatto di abitare uno spazio comune. In questo tempo di Avvento esercitiamoci nell’arte del dialogo, per costruire – o ricostruire – relazioni positive con le persone che abbiamo accanto, anche con quelle che la pensano diversamente da noi, nella convinzione che anche il loro punto di vista debba essere considerato, per giungere a una soluzione condivisa dei problemi.
ARTIGIANI DI FRATELLANZA. Uno sguardo di pace sa cogliere innanzitutto la reciproca appartenenza: siamo, infatti, tutti collegati, come accade per i membri di una medesima famiglia. Gli altri ci sono necessari, poiché dipendiamo da loro e perché essere felici da soli non dà vera gioia, bensì porta con sé l’angoscia di difendere la propria situazione di privilegio, magari dietro porte e finestre blindate. “Non è un peso, è mio fratello!” rispondeva nel 1945 un ragazzino giapponese a chi lo esortava a deporre il corpo del fratellino, morto durante un bombardamento e in attesa di venire cremato. In Avvento proviamo a guardare sempre le persone non come avversari o fardelli, ma come membri di una stessa famiglia”.
+ Paolo Arcivescovo