Anche questa domenica contiene una “epifania”, una manifestazione: Gesù viene indicato da Giovanni Battista come colui che è il Salvatore, l’ “Agnello di Dio”.
E’ questa un’immagine cara alla Scrittura: con il Sangue dell’Agnello, al tempo dell’Esodo, le case di Israele erano state protette dal furore dell’angelo della morte; l’agnello consumato nella cena pasquale ricordava e rendeva attuale l’opera di Dio in favore del suo popolo; nel libro dell’Apocalisse troviamo infine l’Agnello Morto e Risorto - Gesù Cristo Risorto - che, solo, ha la possibilità di sciogliere i sigilli del libro della Vita e così rivelare il senso della Storia. Oggi, come dicevamo, Giovanni Battista indica Gesù come “Agnello di Dio” inviato dal Padre, che, sostenuto dello Spirito Santo, porta a compimento, con la sua Morte e Risurrezione, la Salvezza annunciata nel Primo Testamento.
Tale annuncio ci provoca - grandi o piccoli - a ripensare il nostro cammino di fede. Guardare a Gesù riconosciuto come “Agnello di Dio” vuol dire in primo luogo riconoscere che la fede è in primo luogo dono di Vita: offerta gratuita del Figlio di Dio che ci riscatta da ogni forma di morte e di paura.
Nel contempo è un dono che richiede accoglienza e capacità di renderlo fruttuoso.
Nasce da qui la vita cristiana, riconosciuta come la “strada” che ci permette di incontrare il Salvatore nel percorso, spesso tortuoso, della nostra esistenza.
Sta a noi accogliere l’Agnello di Dio, Gesù offerto per noi: i Sacramenti permettono di sperimentare questo incontro. Non sono semplici gesti, ma azioni salvifiche nelle quali incontriamo Gesù che dona Vita nuova al nostro esistere.
Adoperiamoci allora a vivere responsabilmente questi doni; lasciamoci rinvigorire dal sangue dell’ Agnello partecipando all’Eucaristia, vertice e culmine di Salvezza.
Noi, che a volte siamo fiacchi e sfiduciati, ricerchiamo la bellezza di un Incontro che è Sorgente di Vita.