Riportiamo una parte della lettera che il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, card. Pierbattista Pizzaballa ha inviato ai fedeli di Gaza.
Il Patriarca, innanzitutto, ripercorre i fatti delle ultime due settimane in tutta la loro gravità. “La coscienza e il dovere morale – scrive - mi impongono di affermare con chiarezza che quanto è avvenuto il 7 ottobre scorso nel sud di Israele, non è in alcun modo ammissibile e non possiamo non condannarlo. Non ci sono ragioni per una atrocità del genere. Si, abbiamo il dovere di affermarlo e denunciarlo. Il ricorso alla violenza non è compatibile col Vangelo, e non conduce alla pace. La vita di ogni persona umana ha una dignità uguale davanti a Dio, che ci ha creati tutti a Sua immagine”. ….
“È solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace. Se non si risolverà questo problema alla sua radice, non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo. La tragedia di questi giorni deve condurci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno in questo senso più serio di quanto fatto fino ad ora. Solo così si potranno evitare altre tragedie come quella che stiamo vivendo ora. Lo dobbiamo alle tante, troppe vittime di questi giorni, e di tutti questi anni. Non abbiamo il diritto di lasciare ad altri questo compito”. ...
Dentro tutto questo, però, non possiamo smettere di guardare a Cristo. “Abbiamo bisogno di una Parola che ci accompagni, ci consoli e ci incoraggi. Ne abbiamo bisogno come l’aria che respiriamo”. Geù ha detto: “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). “Non dice che vincerà, ma che ha già vinto. Anche nel dramma che verrà, i discepoli potranno avere pace”. Una pace che non è “né irenica, né rassegnata”, ma fondata sul modo in cui Gesù ha vinto e cioè sulla croce. “
“Avere il coraggio dell’amore e della pace qui, oggi - continua - significa non permettere che odio, vendetta, rabbia e dolore occupino tutto lo spazio del nostro cuore, dei nostri discorsi, del nostro pensare.
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