GIOIA E COSTANZA
“Vieni, Signore, a salvarci!” E’ questa la supplica che sale dal cuore di ogni uomo e di ogni donna, lo sappia o no. Tutti constatiamo, ogni giorno, infatti, la fragilità che è fondamento delle nostre scelte; sperimentiamo, dolorosamente, la vulnerabilità che ci impasta l’esistenza e rende bloccati e indecisi.
Che fare allora, se non volgere in alto i nostri occhi e rivolgerci a Colui che è la Roccia e il Forte, a Colui che è il “creatore del cielo e della terra” e, nello stesso tempo “rende giustizia agli oppressi e da il pane agli affamati” ?(Salmo 145) Lui è diverso dalle guide politiche che non hanno, spesso, a cuore la sorte delle persone loro affidate; “rimane fedele per sempre”: non si fa corrompere ed ha grande cura per le persone maggiormente bisognose: affamati e ciechi, orfani e vedove, forestieri e prigionieri. E’ bello e giusto cantare al nostro Dio! Da Lui scaturisce fiducia e solidità incrollabile.
Tutto ciò è vero: ma incontriamo giorni in cui tutto sembra crollare, viviamo esperienze che riducono allo spasimo, situazioni in cui gridiamo: “Com’è possibile questo se Tu sei il nostro Salvatore? “ Viviamo la stessa esperienza di Giovanni Battista che, chiuso nella fortezza di Macheronte da un re imbelle e dalla sua amante Erodiade, manda a dire a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”:
Gesù invita a guardarsi intorno; a scorgere, pur nella difficoltà, i germogli di bene che ogni giorno si manifestano: invita Giovanni a non fermarsi al presente, ma a guardare al futuro. Il germoglio diverrà albero, il rigore gelido si cambierà in tepida primavera, i frutti matureranno per la gioia di tutti. E’ grande chi sa vedere nell’oscurità dell’ ”oggi” la bellezza del “domani”.
Come ci insegna l’apostolo Giacomo, viviamo con la pazienza dell’agricoltore che attende il frutto della terra. Lavora in vista della primavera “vedendo” già da ora il frutto che verrà.