"Mi sarete testimoni", "fino ai confini della terra" e "riceve-rete la forza dallo Spirito Santo". Sono queste per il Papa le tre espressioni-chiave che riassumono i tre fondamenti della vita e della missione dei discepoli. La chiamata di tutti i cristiani a testimoniare Cristo, infatti "è il punto centrale, il cuore dell’insegna-mento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. Tutti i discepoli saranno testimoni di Gesù grazie allo Spirito Santo che riceveranno: saranno costituiti tali per grazia. Ovunque vadano, dovunque siano - commenta così papa Francesco– l’identità della Chiesa è evangelizzare".
La Giornata Missionaria Mondiale che oggi celebriamo chiama tutti in causa. Anche noi. Ce lo ricordano due testimoni lucchesi: padre Angelo Orsucci e suor Arcangela Orsetti; lontani nel tempo, ma vicini per la testimonianza.
Padre Angelo (Lucca, 1573 - Nagasaki, 1622) è nato nel Palazzo Orsucci, in pieno centro storico in via Guinigi. Giunto in Giappone, dopo aver predicato il vangelo nella clandestinità, il 10 settembre 1622 fu arso vivo vicino Nagasaki insieme ad altri preti e laici, tra cui donne, anziani e bambini. I cristiani che riuscirono a rimanere in Giappone tramandarono la fede in famiglia, con piccole comunità, ma vissero nascostamente: è il fenomeno dei Kakure Kirishitan (cristiani nascosti) che, senza preti, coltivarono la fede nel Vangelo di Gesù per 250 anni.
Più vicina a noi è suor Arcangela Orsetti, originaria di Marlia, della Congregazione delle suore di san Giuseppe dell’Ap-parizione, che vive da 52 anni ad Aleppo in Siria, dove con le sue consorelle gestisce l’ospedale Saint Louis.
In quanto straniere, le suore avevano la possibilità di lasciare il Paese, «come del resto la nostra superiora ci aveva chiesto. Ma all’unanimità – racconta suor Arcangela - abbiamo deciso di rimanere, per essere solidali con chi soffriva e con chi, in quel momento più che mai, aveva bisogno del nostro aiuto. Essere rimaste durante tutto il periodo del conflitto è stata una forte testimonianza per la popolazione. Musulmani e cristiani non smettono ancora oggi di ringraziarci, dicendoci: “La vostra presenza è stata e continua ad essere per noi una forza, una speranza, un conforto”. Ma noi abbiamo messo semplicemente in pratica le parole di Gesù: “Non c’è amore più grande che donare la vita per coloro che amiamo”. E noi amiamo questo popolo, dove Lui ci ha mandato per servire e per donare tutto quello che abbiamo».