Stiamo per iniziare un nuovo Anno Liturgico e assieme a Mons. Arcivescovo vogliamo approfondire il periodo che si apre davanti a noi. Don Paolo esordisce così: “Carissimi, iniziamo l’Avvento 2023 con le immagini di quanto accaduto in Terra Santa... che significato può avere, dinanzi a questa e altre tragedie, accogliere l’annuncio di speranza del tempo di Avvento e celebrare il Natale come festa di pace?
Un mondo sempre più violento. Ciò che sta accadendo nella Terra del Signore è parte di una situazione che Papa Francesco chiama “terza guerra mondiale a pezzi”: decine di conflitti che coinvolgono varie porzioni di umanità. Quello in Ucraina è per noi il più evidente, ma ne esistono altri di cui poco si sente parlare, alcuni dei quali si trascinano da anni, producendo morte, povertà, distruzione e migrazioni forzate.
La violenza si manifesta pure nelle relazioni quotidiane, sempre più aggressive nel linguaggio e nei toni, nel dibattito pubblico come sui social media…. A questo clima, soprattutto tra le nuove generazioni, contribuiscono anche certi brani musicali, film, serie TV, videogiochi, giochi di ruolo… che propongono parole e scene di violenza, le quali entrano con forza nell’immaginario e “fanno cultura”.
Sortirne da soli?
Di fronte al montare della violenza, è facile cedere alla tentazione della paura o dell’indifferenza; nell’uno e nell’altro caso ci si chiude in se stessi, preoccupandosi di risolvere – possibilmente presto e a buon prezzo - le proprie difficoltà, e disinteressandosi di tutto il resto. Questo atteggiamento riguarda le persone, le comunità e gli stati; nasce, oltre che dall’individua-lismo imperante, dalla convinzione che ci sia poco altro da fare.
“Se vuoi la pace prepara la guerra”. È ben presente anche oggi la convinzione che dinanzi alla crescente conflittualità ci si debba armare: ciò garantirebbe una certa “deterrenza” e, in caso di guerra, la vittoria. L’aumento delle spese militari e lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma, ivi inclusi quelli nucleari, sono una scelta di molti governi; nel 2022 sono stati spesi nel mondo ben 2.240 miliardi di dollari in armamenti.
1. Vivere nella sobrietà.
Nella sua lettera di Avvento l’Arcivescovo Paolo continua così:
”Il consumismo ossessivo è il riflesso soggettivo del paradigma tecno-economico, […] che fa credere a tutti che sono liberi finché conservano una pretesa libertà di consumare” (LS, 203). L’alternativa a questa illusione è costituita dalla sobrietà: “un ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non possediamo. [...] Il tempo di Avvento ci ammonisce a praticare convintamente la sobrietà, come via per sperimentare il dono della pace cantata dagli angeli nella povertà di Betlemme e per evitare di porre fiducia in ciò che appare inconsistente dinanzi alla prospettiva della morte e del Giudizio”.
2. Cercare la giustizia.
“Abbiamo ricordato da poco i 60 anni dell’enciclica “Pacem in terris,” scritta all’indomani della “crisi dei missili” di Cuba. In essa il “Papa buono” indica come via per la pace il rispetto dei diritti della persona e la ricerca di giustizia tra i popoli. Chi vuole la pace deve adoperarsi perché tutti possano accedere ai beni della terra e condurre una vita dignitosa. L’economia predatoria devasta il pianeta e accresce le diseguaglianze, innescando piccoli e grandi conflitti, a volte suscitati per procurarsi risorse in modo vantaggioso. L’Avvento propone di “preparare la via” al Signore con un sincero impegno di conversione personale e comunitaria verso il bene, con speciale attenzione ai poveri vicini e lontani”
3. Coltivare la pietà.
Colpisce la spietatezza di una violenza che non si arresta dinanzi a bambini, innocenti, vecchi, inermi… convinta che questo sia la “soluzione finale” della situazione di conflitto.
Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. La parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune”. Il tempo di Avvento celebra il farsi vicino di Dio alle ferite dell’uo-mo, la sua attenzione al grido del popolo: “Signore, piega il tuo cielo e scendi!”. Per viverlo bene, abbiamo bisogno di riscoprire la compassione per ogni altro essere umano”.
Trovi il testo integrale della “Lettera per l’Avvento” di Mons. Arcivescovo
al link
https://www.diocesilucca.it/wp-content/uploads/2023/11/Lettera-Avvento-2023-impaginata.pdf.