E’ questo il tempo per ridestarci per riconoscere il Signore che “viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e lo testimoniamo nell'amore”
Giungeremo al Natale costruendo il presepe per contemplare il Bambino nato a Betlemme e, con S. Francesco, “vede-re con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello".
Sono passati 800 anni da quel Natale del 1223 celebrato a Greccio ed il messaggio resta immutato: accogliamo il Signore! In questa domenica ci soffermiamo sul “dormiente”, un pastore che giace addormentato per la fatica e ci dice: “Nel presepe c’è spazio anche per me, che non ho ancora imparato a gestire le mie debolezze e i miei capricci e che, a volte, mi lascio prendere dagli eccessi. Io sono il dormiente e tu chi sei?”
Infatti: Gesù ci mette in guardia dal pericolo di rimanere addormentati, di essere sopraffati dal sonno della sfiducia, dal sonno del non attendersi più niente, dal sonno dell’isolamento.
Sì, perché la nostra vita è troppo importante per essere sprecata: siamo stati coinvolti nel regno di Dio, cioè quel mondo di bellezza, di bontà e di pace in cui Dio abita e ci guida col suo Spirito. Capita spesso di addormentarci, ma non possiamo cedere al sonno cattivo dell’indifferenza e del prendere tutto per sé: siamo chiamati a destarci da quel sonno e a vegliare, ad avere occhi aperti perché non sappiamo in quale momento un fratello, una sorella avranno bisogno di noi.
Destiamoci e diamo uno sguardo agli invisibili di oggi. Ci dice papa Francesco: “Non posso dimenticare le speculazioni che, in vari settori, portano a un drammatico aumento dei costi che rende moltissime famiglie ancora più indigenti. I salari si esauriscono rapidamente costringendo a privazioni che attentano alla dignità di ogni persona. Se in una famiglia si deve scegliere tra il cibo per nutrirsi e le medicine per curarsi, allora deve farsi sentire la voce di chi richiama al diritto di entrambi i beni, in nome della dignità della persona umana.”