“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Che significa? Che se si prende un seme e lo si butta in terra, l’esperienza immediata è vedere il seme marcire. Ma qual è il sinonimo per dire che marcisce? Germoglia. Tu vedi che muore ma in realtà sta vivendo. Tu vedi che perde, ma in realtà sta vincendo.
Ci stiamo avvicinando al Calvario che è il retro del Tabor. L’uomo sconfitto sulla Croce è semplicemente il retro di chi ha vinto la morte, e non è più la stessa vita di prima, è una vita diversa. Se il contadino che si avvicina a un seme dice: “Ho sbagliato a toglierlo dal sacco e metterlo dentro la terra, perché adesso sta marcendo; non mi piace vederlo marcire, lo tolgo dalla terra, lo rimetto nel sacco”.
Quella si che è morte: quando ci si vuole preservare dalla sofferenza invece di affrontarla sotto la luce della croce. Pregare è costanza. Pregare è saper affidare i desideri, le domande, i dubbi, tutto quello che abbiamo nel cuore e lasciare che… faccia Lui… non quello che voglio io: “Sia fatta la tua volontà!”. Lasciare per guadagnare, lasciare la propria “idea” per qualcosa di più grande. Pregare è aver fiducia in quel maestro che ci ha fatto vedere che il donarsi è apparentemente un fallimento, ma dona vittoria.
Signore Gesù, la morte ci spaventa,
perché ha il sapore della fine e della sconfitta.
Tu però ci inviti a guardare il seme,
che morendo prende vita e dona i suoi frutti.
Aiutaci Signore ad essere come il contadino che,
con fiducia e pazienza, attende la primavera
per veder spuntare il grano.
Insegnaci a pregare con costanza nella certezza che
donarsi non è mai un fallimento
anche quando siamo di fronte al Calvario.
Fa’ che quanti vivono il lutto e la malattia,
trovino nella preghiera consolazione e speranza. Amen